Il lavoro di Renato Leotta si può descrivere come un diario personale, di cui ogni installazione forma un capitolo che riporta l’esperienza di un luogo particolare. Nelle sue mostre, ogni opera singola fa parte di una rete di connessioni volte a dare conto di un paesaggio e di alcuni eventi storici che vi hanno avuto luogo. L’artista descrive le sue opere come “simulazioni di passeggiate” che egli ricostruisce in frammenti eterogenei usando una struttura di “mise en abyme” simile alla scrittura ipertestuale. Attraverso il suo processo creativo, egli traspone un’esperienza vissuta in un testo – già questo colmo di riferimenti ad altri testi ed elementi accennati – che viene poi liberamente tradotto in una piccola collezione di sculture, fotografie, film e disegni.
Nell’istallazione alla Fondazione Morra Greco di Napoli, elementi della città (i giardini della Real Villa di Chiaia e l’edificio razionalista di Palazzo delle Poste) sono intrecciati con immagini di un acquario, vedute fotografiche e rappresentazioni astratte di un viaggio a Capri il tutto in dialogo con un disegno a muro di Sol Lewitt. Per Leotta il legame tra geografia – intesa etimologicamente come scrittura e raffigurazione del paesaggio terrestre – ed elementi biografici, letterari, storici, politici e culturali ha a che fare con l’ambizione di creare un atlante personale, annotato con fatti e percezioni di particolare importanza, quasi a riproporre una versione concettuale e astratta della “realtà aumentata” dei moderni smartphones. Nelle sue passeggiate ipotetiche, il paesaggio è filtrato e trasformato in una narrazione intertestuale transdisciplinare. Viste in successione, le sue mostre risultano simili a carte geografiche a quattro dimensioni: non solo presenti nello spazio ma anche da leggere seguendo una particolare sequenza temporale che, a volte, l’artista regolamenta coreograficamente attraverso un timer che attiva in sequenza luci e proiettori. Le sue mostre sono da esperire come film documentari astratti di un territorio che, invece di rappresentare gli elementi registrati su un’unica pellicola, li traduce in oggetti ed immagini disposti nel continuum spazio-temporale della mostra.
Francesco Manacorda |
Born 1982, Turin.
He lives and works in Turin and Acireale (CT), Italy.
Group shows
2010: Miramare, Fondazione Morra Greco, Naples, Italy
Sindrome Italiana, Le Magasin Centre National d’Art Contemporain, Grenoble, France
Person in Less, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene, Italy
Il raccolto d’autunno è stato abbondante, c/o Viafarini, Milan, Italy
All Strange Away, Neon Campobase, Bologna, Italy |