Il lavoro di Ludovica Carbotta parte da un’analisi della città come contesto e nella scultura come medium. Lo spazio urbano è documentato attraverso il video, rielaborato in chiave immaginifica con il disegno, appuntato brevemente in forma di schizzo, praticato attraverso la performance, restituito come paesaggio all’interno del quale anche lo spettatore viene inscritto, ricostruito nei suoi dettagli attraverso la scultura, analizzato nelle sue relazioni attraverso l’installazione.
Ludovica Carbotta è però anche tra i fondatori di Progetto Diogene, un gruppo di artisti che hanno avviato un percorso di riflessione sul ruolo dell’artista e che ha nel confronto la sua metodologia. Non è un fatto ininfluente: è in maniera imprescindibilmente legata alle pratiche del gruppo, benché diversa, che emerge nella sua poetica la relazione dialettica tra individuo e spazio come poli di un unico corpo sociale. Non è uno spazio astratto quello che indaga l’artista, ma un tessuto urbano o naturale vivo e relazionale la cui misura è il corpo, e il processo che conduce alla realizzazione dell’opera è dunque spesso parte della sua formalizzazione: la dimensione del fare viene resta visibile restituendone una traccia.
In Imitazione 01 (2010) l’impronta dei piedi affondati nell’argilla viene resa in forma di calco in cemento. La forma finale è una base, una sorta di piedistallo sul quale non poggia null’altro che la quantità di cemento necessaria a raggiungere complessivamente il peso dell’artista. Il vuoto prodotto dal corpo dell’artista nel terreno argilloso diventa un pieno. In maniera simile il corpo è di nuovo unità di misura in Patologia da decompressione (2009) dove attraverso mezzi empirici Ludovica Carbotta tenta di verificare la profondità del lago di Como, documentando attraverso il film i suoi tentativi. La pellicola, la cui lunghezza coincide con la reale misura registrata, non viene sviluppata, ma è esposta come scultura, ed è srotolata verticalmente fino a replicare l’altezza dell’artista.
Nel lavoro presentato a Palazzo Reale, Tempo imperfetto (2010) la matrice dell’opera non è l’ambiente naturale, né strettamente urbano, ma la cupola della Cappella della Santissima Sindone di Guarino Guarini.
Spazio culturale e di culto, la cupola è un vuoto che l’artista ricostruisce come pieno a partire da una fotografia del suo interno. Utilizzando materiali di scarto Ludovica Carbotta costruisce una replica meticolosa dell’architettura di Guarini a sua misura, lavorando dall’interno e lasciando al caso il risultato formale all’esterno.
Tempo imperfetto è una copia paradossale, come Imitazione, come Patologia da decompressione, che nel negare la mimesi afferma viceversa l’importanza del fare come dato esperienziale, il corpo come misura delle cose, l’azione del singolo, come funzione conoscitiva.
Cecilia Canziani |
Born 1982, Turin.
She lives and works in Turin, Italy.
Solo shows
2011: Greater Torino, Ludovica Carbotta-Manuele Cerutti, Sandretto Re
Rebaudengo Foundation, Turin, Italy
2010: Ludovica Carbotta, Chan Arte, Genoa, Italy
2009: 00 exhibitionprocess, Ludovica Carbotta-AlisFilliol, Turin, Italy
Group shows
2011: Terre Vulnerabili, Hangar Bicocca, Milan, Italy
Emerging Talents, Strozzina, Florence, Italy
2010: Il migliore dei mondi possibili, The Conduits, Milan, Italy
21/21:21 artisti X il 21° secolo, Sandretto Re Rebaudengo
Foundation, Turin, Italy |