Tutta l’arte è contemporanea e certamente sempre più internazionale. Tuttavia a me sembra che si possa ancora ravvisare un legame produttivo tra l’opera e il contesto nel quale l’artista si è formato.
Nel lavoro di Margherita Moscardini trovo sia centrale il tema del paesaggio, ed è il paesaggio toscano che l’artista ha in mente non quello delle pubblicità dell’ente turismo, ma quello attraverso il quale dal Rinascimento in poi gli artisti hanno interrogato la relazione tra spazio e rappresentazione, tra visione e immagine.
Il paesaggio è anche il luogo dove si deposita il tempo, quello vissuto, quello delle cose e delle persone, che è sia spazio di relazione e dunque immateriale, sia spazio abitato, cioè l’architettura e quello della Storia.
Come cambia la nostra percezione di un luogo nel passare del tempo, e come si può restituirne la sua trasformazione attraverso un’immagine? Attraverso interventi spesso minimi, che modificano la nostra percezione di un dettaglio già presente, ne isolano un particolare, o attraverso un gioco ottico mettono in relazione due luoghi diversi e altrimenti non comunicanti, Margherita Moscardini interviene sulla nostra messa a fuoco e indirizza il nostro sguardo a considerare l’immagine nella sua relazione irriducibile con lo spazio, nello stesso momento restituendola come rappresentazione bidimensionale e come oggetto tridimensionale, come idea e come spazio agito. La luce è spesso l’elemento attraverso il quale l’artista rende tangibile questa ambiguità, ma anche la traduzione in termini di immagine del passaggio del tempo.
In The Landscape Project oggetto dell’indagine dell’artista è il paesaggio urbano, soggetto da un lato a inevitabili trasformazioni e cancellazioni, a restauri e a volte anacronistici tentativi di conservazione dall’altro. L’opera è composta da tutti i vetri trovati dall’artista percorrendo la città di Milano dal centro alle zone periferiche, che -catalogati per qualità e provenienza – sono stati ricomposti in terra a Palazzo Reale in forma di mappa.
In questo ritratto della città, o restituzione topografica di Milano attraverso i resti che essa stessa ha prodotto, il vetro che precedentemente inquadrava il paesaggio, da quadro diventa spazio. Uno spazio quasi invisibile, che è reso vivo dal baluginio della luce sulla superficie.
Alla fine della mostra i vetri verranno fusi in vetrate da reinstallare in parte in edifici in disuso e in parte in nuove vetrate da sostituire alle finestre di ambienti privati, come intervento permanente, completando così un processo di trasformazione dello spazio nel tempo.
Ma The Landscape Project è anche un’ipotesi di riscrittura del paesaggio nella storia della città: la cornice, la finestra, cioè la visione, viene ricomposta temporaneamente in forma di opera per essere poi fusa e tornare a incorniciare il paesaggio, forse conservando la memoria di questi diversi momenti e stati.
Cecilia Canziani |
Born 1981, Piombino (LI).
She lives and works in Castagneto Carducci (LI), Italy.
Solo shows
2011: Display, Museo Marino Marini, Florence, Italy
2010: una stanza/fuori luogo, Spazio A Gallery, Pistoia, Italy
Group shows
2010: In Full Bloom, Raffaella Cortese Gallery, c/o Kaleidoscope project space, Milan, Italy
2008: Public Improvisations, c/o Fabbrica del Vapore, Milan, Italy
Mastermind, Neon Campobase, Bologna, Italy |