Nicola Martini

Burial deep in surfaces, 2009*

“Spostamenti. L’intervallo della percezione sensoriale viene deviata su un’altra curva; il gap numerico rimane lo stesso, ma la scala muta. La materia si insinua nella materia stessa. Il processo è il compimento di un rito, necessario per trovarmi all‘interno degli attriti e degli interstizi della materia. Osmosi, come concetto mentale di porosità di ogni forma costituita, qualcosa esce dallo spazio risonante; materia aggiunta, ricollocata e preesistente nello spazio; niente sarà sottratto. Unica costante l’impossibilità della chiusura dei pori, muta semplicemente la scala, ovvero il suo sistema di riferimento in altro, niente è perfettamente isolato dall‘esterno e dal suo interno. La trasmigrazione della materia nel circostante è vista come un processo assoluto e allo stesso tempo dipendente da tutto, anche da se stesso; costanti involuzioni ed inviluppi, non c’è gerarchia, tutto è mentalmente considerato sullo stesso piano di lavoro, esploso, scollato, ogni sottile strato dal suo vicino più prossimo.”
(Nicola Martini)

La materia e le sue modificazioni sono contemporaneamente il punto di partenza e il punto d’arrivo di tutto il processo artistico di Nicola Martini. Non a caso si usa qui la parola “processo” perché, nonostante il lavoro di Martini tenda alla creazione di forme scultoree e installative, il vero interesse del suo operare è legato alla processualità con cui l’atto del fare si compie. Martini mette in scena cambiamenti fisici di stato, siano essi connaturati nei materiali utilizzati (plastica, resine, grasso, fibre sintetiche, rame, cemento, ecc) o condizionati e provocati dalla reazione tra gli stessi.

Il risultato di questi processi porta ad opere che cercano di intessere relazioni tra lo spettatore e lo spazio espositivo che l’artista di volta in volta utilizza in modo specifico, sia aggredendolo con installazioni che lo modificano sia con interventi anche esteticamente minimali.

Rileggendo in chiave personale alcuni assunti tipici dell’Arte Povera, dell’Arte Processuale e ancor più del movimento Anti-Form, Martini si abbandona all’atto creativo e la conclusione dello stesso rappresenta la mera testimonianza del procedimento intrapreso.

Così i principi chimici e i processi entropici dei materiali si estendono ad una riflessione sul ruolo stesso dell’artista e sulla paternità dell’opera d’arte che, nel suo caso, si modifica e si trasforma con il tempo, esistendo oltre e spesso a prescindere dalla presenza dell’artista.

Vincenzo de Bellis

Born 1984, Florence.
He lives and works in Milan, Italy.


Solo shows

2011: Σ, Viafarini, Milan, Italy
2009-2010: Burial deep in surfaces, Brown Project Space, Milan, Italy

Group shows

2011: Argonauti, Verona, Italy
2010: In full bloom, Galleria Cortese, Milan, Italy
2009: Amare le persone destinate alle tue cose, Ex Arsenale Cavalli, Turin, Italy

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