Alek O.

Edward Higgins White, II , 2011, embroidery on fabric, 42,5x72 cm
Armadio, 2010, wood, glue, glass, iron and brass, 60x80x60 cm

Nel lavoro di Alek O. il materiale scultoreo ha un ruolo da protagonista in virtù della sua “biografia” legata a chi lo ha usato o posseduto. Il legno di una scrivania, il metallo di chiavi non più in uso o quello di una caffettiera di Aldo Rossi ricevuta in regalo, la lana di un maglione sono manipolati per renderli geometricamente più regolari e astratti – la superficie bidimensionale di un quadro per la lana, rettangoli di diverse dimensioni per il materiale scultoreo. Le opere funzionano come metonimia dell’artista, di un conoscente o un personaggio pubblico ritratto tramite la contiguità fisica o evocativa tra il soggetto e il materiale usato. In questo modo, un armadio diventa una scultura che ricorda la serialità minimalista, una camicia è trasformata in un ritratto di un amico o di un familiare usando il principio della magia da contatto che postula il trasferimento di proprietà da un oggetto o corpo all’altro per via di prossimità fisica.

Il secondo elemento di grande importanza nel percorso dell’artista è la circolarità o reiterazione concettuale che rende l’opera una sorta di sistema chiuso perfetto. In particolare i video e le proiezioni di diapositive che usano materiale televisivo rimontato secondo un principio preciso: per esempio Untitled (2007) raccoglie immagini di inseguimenti di macchine dal telefilm Colombo organizzate in sequenza temporale da mattino a notte, e Los Angeles 1972-73 (2007) è un montaggio di tutti i momenti della stessa serie televisiva in cui non ci sono attori. Le due traiettorie concettuali e personali non sono affatto disgiunte, anzi il lavoro di raffinamento dell’artista consiste proprio nel delicato bilanciamento tra le due istanze. La fotografia Rien que les heures (2009) è un immagine raffigurante una persona che si tuffa in una piscina che ricorda i dipinti californiani di David Hockney. L’artista ha trovato la foto nell’album di famiglia ma la memoria del soggetto il luogo raffigurati è andata perduta. Alla sua presenza visiva priva di dettagli contestuali fa da contraltare l’indagine di che cosa significhi rappresentare e ritrarre nella serie in cui immagini di persone con animali sono incorniciate fronte-retro, lasciando vedere solo lo spazio bianco della carta fotografica su cui l’artista ha annotato il titolo. L’impulso diaristico-personale è sempre stemperato da un rigore formale e da una calcolata interrogazione concettuale. Ogni lavoro incapsula una serie di domande suggestioni dove memoria, affetti, nostalgia e misurata perdita di informazione interpretativa concorrono alla formazione di un gesto poetico aperto.

Francesco Manacorda

Born 1981, Buenos Aires, Argentina.
She lives and works in Milan, Italy.


Solo show

2010: The Thing, Gallery Vela, London, UK

Group shows

2010: Exhibition, Exhibition, Castello di Rivoli, Rivoli, Turin, Italy
Gallery, Galerie, Galleria, Galleria Norma Mangione, Turin, Italy
2009: As you enter the exhibition, you consider this a group show by
an artist you don’t know by the name of Mr. Rossi
, Ex-fabbrica Minerva, Milan, Italy
Lisson Presents 6, A Troubling Metamorphosis of Loose Ideas into Cast Forms, Lisson Gallery, London, UK

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